Introduzione: la nuova frontiera dell’empowerment?

Nel dibattito contemporaneo sul femminismo, la piattaforma OnlyFans rappresenta uno snodo controverso e paradigmatico. Nato come uno spazio digitale per la condivisione di contenuti esclusivi, OnlyFans ha rapidamente assunto un ruolo centrale nel ripensamento del rapporto tra sesso, mercato e potere femminile. Per alcune, la possibilità di monetizzare la propria sessualità è una forma di autodeterminazione radicale: la donna torna a esercitare controllo sul proprio corpo e sulle proprie narrazioni erotiche, sottraendosi alle mediazioni maschili tradizionali. Ma è davvero così?
Autonomia e mercificazione: una tensione inscindibile

La questione ruota attorno al paradosso dell’autonomia femminile all’interno di un sistema capitalistico che mercifica ogni aspetto della vita. Da un lato, OnlyFans consente a milioni di donne di trasformare la propria sessualità in fonte diretta di reddito, bypassando intermediari e poteri consolidati (industrie del porno, agenzie, media). Questo gesto, in sé, può essere letto come una forma di sovversione: il corpo come mezzo di guadagno e non più come oggetto passivo. Dall’altro lato, però, questa autonomia è inscritta in dinamiche di mercato che rischiano di ridurre l’individuo a mero prodotto, dove la libertà viene venduta sotto forma di consumo. La distinzione tra empowerment e sfruttamento diventa dunque sottile e sfuggente.
Il controllo del corpo come atto politico

Filosoficamente, il corpo è stato a lungo terreno di battaglie ideologiche. Michel Foucault ha mostrato come il potere si eserciti anche attraverso la sorveglianza e la regolazione dei corpi, mentre Judith Butler ha sottolineato come l’identità di genere e la sessualità siano performative e socialmente costruite. In questo quadro, l’atto di decidere consapevolmente cosa mostrare, quando e a chi — come avviene su OnlyFans — può essere interpretato come un atto politico di riappropriazione del sé. Il corpo torna a essere non solo un luogo di piacere ma un sito di resistenza contro norme e stigmi patriarcali.
Femminismo e mercati digitali: un binomio ambivalente

L’ascesa di OnlyFans coincide con la diffusione di un femminismo che attraversa la cultura pop, i social media e il capitalismo digitale. Questa nuova ondata, spesso definita “femminismo di mercato”, celebra l’imprenditorialità e la libertà individuale, ma è anche criticata per la sua adesione a logiche neoliberiste. La domanda che emerge è: può un atto di autoesibizione commerciale essere considerato emancipatorio, se inserito in un sistema che incentiva la competizione e la spettacolarizzazione del corpo femminile? Alcuni teorici vedono in OnlyFans una nuova forma di “empowerment postmoderno”, altri lo considerano una riproduzione mascherata di sfruttamento.
La soggettività femminile tra piacere e lavoro

Un altro aspetto centrale riguarda la distinzione tra lavoro sessuale e piacere. In OnlyFans, la sessualità diventa lavoro, e questo implica una ridefinizione delle categorie tradizionali. Se la sessualità è remunerata, come si riconciliano desiderio e profitto? Il femminismo classico ha spesso messo in guardia contro la mercificazione del corpo, ma la realtà contemporanea spinge a ripensare questi concetti. Il “lavoro sessuale consensuale” viene sempre più riconosciuto come legittima forma di lavoro, dotata di dignità e capacità di autodeterminazione. OnlyFans, in questo senso, apre un dibattito sul confine tra sfruttamento, piacere e autonomia economica.
Critiche e limiti del modello OnlyFans

Non si può ignorare, però, che la piattaforma presenta anche rischi concreti: la vulnerabilità alle dinamiche di dipendenza, la pressione a produrre sempre contenuti più spinti, la precarietà e l’assenza di tutele sociali. Inoltre, la visibilità può trasformarsi in stigma, e non tutte le creatrici hanno la possibilità di scegliere liberamente questo percorso. L’illusione dell’autonomia può nascondere strutture di dominio più sottili, che si traducono in nuove forme di controllo e alienazione.
Conclusione: tra liberazione e interrogativi aperti

OnlyFans pone una sfida cruciale al femminismo contemporaneo: è possibile conciliare emancipazione, mercato e sessualità senza cadere nelle trappole dello sfruttamento? La piattaforma apre nuovi spazi di potere e autodeterminazione, ma allo stesso tempo riflette le contraddizioni di un sistema più ampio. Forse, più che un “nuovo femminismo”, OnlyFans è una lente attraverso cui osservare le trasformazioni e i dilemmi della libertà femminile nell’era digitale.
E tu, pensi che la vendita del proprio corpo online possa essere davvero un atto di liberazione o rischia di essere solo un’altra faccia della mercificazione?




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