
Milano – Con l’uscita definitiva della famiglia Etro dal capitale, uno dei marchi più riconoscibili del lusso italiano chiude un capitolo fondamentale della propria storia e si prepara ad affrontare il futuro con una struttura sempre più internazionale. L’ingresso di una cordata di investitori industriali guidata da Rams Global, insieme a Mathias Facchini e Giulio Gallazzi, al fianco di L Catterton, segna un passaggio che va oltre la finanza: è il simbolo di una trasformazione profonda, che affonda le radici in un patrimonio culturale costruito in oltre mezzo secolo di creatività.
Il marchio Etro nasce a Milano nel 1968 per volontà di Gimmo Etro, inizialmente come azienda tessile specializzata in stoffe pregiate per l’arredamento. Fin dagli esordi, la ricerca sui materiali, la qualità delle fibre e l’attenzione maniacale per la stampa diventano elementi distintivi di un’identità che si muove in controtendenza rispetto alla moda industriale del tempo. È in questo contesto che Etro scopre e rielabora il motivo paisley, trasformandolo da decoro storico di origine persiana in un codice estetico riconoscibile e contemporaneo. Quel segno, colto e nomade, diventerà negli anni la firma visiva del brand, una sorta di linguaggio universale capace di attraversare epoche e stili.

Negli anni Ottanta e Novanta, con l’ingresso progressivo dei figli di Gimmo Etro nella gestione creativa e aziendale, il marchio evolve da realtà tessile a vera maison di moda. Etro porta in passerella un’estetica colta, anticonformista e profondamente legata al viaggio, alla contaminazione culturale e all’idea di lusso come espressione individuale, non ostentazione. In un panorama dominato dal minimalismo e dalla logomania, Etro costruisce una narrazione alternativa fatta di stratificazioni, colori intensi e riferimenti etnografici, diventando un punto di riferimento per una clientela sofisticata e internazionale.
Per decenni, la gestione familiare ha rappresentato sia la forza sia il limite del brand. Se da un lato ha garantito coerenza creativa e fedeltà all’identità originaria, dall’altro ha reso più complesso affrontare le sfide di un mercato del lusso sempre più globalizzato e competitivo. È in questo contesto che, nel 2021, l’ingresso di L Catterton segna una svolta strategica, aprendo Etro a una nuova fase di managerializzazione, rafforzamento della governance e ridefinizione del posizionamento globale.

Sotto la guida dell’amministratore delegato Fabrizio Cardinali, Etro avvia un processo di rilancio che punta a rendere il marchio nuovamente rilevante per il consumatore contemporaneo senza snaturarne il DNA. Il lavoro si concentra sul consolidamento dei processi interni, sulla costruzione di un management team di alto profilo e su una strategia capace di parlare sia ai clienti storici sia alle nuove generazioni, sempre più sensibili ai valori culturali e identitari del lusso. La valorizzazione del patrimonio creativo diventa così la chiave per proiettare Etro nel futuro.
L’uscita della famiglia dal capitale e l’ingresso dei nuovi investitori industriali si inseriscono in questa traiettoria di trasformazione. La valutazione dell’operazione, superiore a quella dell’investimento originario di L Catterton, testimonia la creazione di valore avvenuta negli ultimi anni e la fiducia nel potenziale ancora inespresso del marchio. Rams Global, Mathias Facchini e Giulio Gallazzi hanno scelto Etro riconoscendone non solo il prestigio storico, ma anche le opportunità di crescita nei mercati internazionali e nello sviluppo di un ecosistema lifestyle sempre più ampio.

Con la nomina di Faruk Bulbul a presidente del consiglio di amministrazione, Etro rafforza ulteriormente la propria struttura di governance, mantenendo al centro la continuità manageriale e strategica. Fabrizio Cardinali resta una figura chiave, chiamato a guidare l’esecuzione del piano in stretta collaborazione con gli azionisti, in un equilibrio delicato tra rispetto dell’eredità e necessità di evoluzione.
La storia di Etro dimostra come il lusso italiano possa reinventarsi senza perdere la propria anima. La fine dell’era familiare non rappresenta una rottura, ma piuttosto la naturale evoluzione di un marchio che ha sempre fatto del viaggio, fisico e culturale, la propria cifra distintiva. Oggi quel viaggio prosegue su nuove rotte, con l’ambizione di trasformare un patrimonio storico in una piattaforma globale capace di parlare al mondo senza rinunciare alla propria unicità.



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